lunedì 30 maggio 2016

LA VALORIZZAZIONE DELLA RISORSA VOLONTARIATO

Pescara, 11 giugno 2016 – h. 10 - Sala parrocchiale Beato Nunzio, via A. Volta n. 22 - Pescara

Introduzione:  dott. Oriano Notarandrea, responsabile Agenzia Promozione Culturale Pescara

Saluti:
- dott. Giancarlo Zappacosta, Direttore Dipartimento Turismo, Cultura e Paesaggio
- dott.ssa Marinella Sclocco, Assessore Politiche Sociali Regione Abruzzo

Illustrazione generale della legge di riforma del terzo settore: on. Edoardo Patriarca – Componente Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati –Presidente del Centro Nazionale del Volontariato

Protagonismo e responsabilità per soggetti e organizzazioni del terzo settore per lo sviluppo delle comunità e del territorio in Abruzzo: il manifesto della cittadinanza attiva e sussidiarietà per la  tutela e valorizzazione dei beni comuni

Il manifesto: Prof. Everardo Minardi, ordinario di sociologia generale Università degli Studi di Teramo

Dibattito:

Prof. Everardo Minardi – conclusioni
                                                    
Si  invitano le Associazioni che operano o intendano anche operare per la valorizzazione turistica e/o culturale del territorio a voler intervenire e si comunica che nell’occasione verrà presentato anche il Manifesto prodotto dal gruppo di lavoro sulla cittadinanza attiva.






Protagonismo e responsabilità per soggetti e organizzazioni del terzo settore per lo sviluppo delle comunità e del territorio: cittadinanza attiva e sussidiarietà per la     tutela e valorizzazione dei beni comuni



MANIFESTO
PER IL DIALOGO POLITICO E LO SVILUPPO REGIONALE

Siamo convinti che il mondo delle associazioni volontarie e le organizzazioni non profit sia una grande risorsa per il territorio; ma per essere “efficaci” e quindi riconosciuti in pieno per le qualità che si è in grado di proporre, è ormai indispensabile dichiarare i propri propositi e avviare un confronto in profondità che renda queste realtà sociali del tutto trasparenti e capaci di attirare sempre nuove adesioni.
Il Terzo settore è una realtà spesso non riconosciuta per il suo peso sociale e culturale; invece, è indispensabile per migliorare la qualità della vita e favorire lo sviluppo locale. In Abruzzo, in particolare, i campi della cultura e del turismo sono una grande risorsa.
Negli ultimi anni, il dialogo costante tra ente pubblico e mondo associativo, praticato fino agli anni ’80, è venuto meno ed è aumentata la discrezionalità d'impiego delle risorse pubbliche per la cultura e per lo sviluppo locale, con situazioni che talvolta sfociano nell’arbitrio.
Dall'ultima indagine Istat emerge che il “buon Paese” ha reagito anche di fronte alla crisi economica nazionale; ciò vuol dire che c'è un mondo poco raccontato e ascoltato dalla politica, che però conta 5 milioni di cittadini volontari, e che è capace di guardare in faccia i problemi e di affrontarli in modo concreto e spesso innovativo.
Il convegno organizzato a Pescara (febbraio 2016): “Sharing Abruzzo: appunti e proposte per la sussidiarietà territoriale. Per una nuova gestione del patrimonio culturale e rilancio del turismo in Abruzzo” ha dimostrato la vitalità del settore, evidenziando la partecipazione di diverse realtà associative abruzzesi, alcune delle quali hanno partecipato a riunioni preparatorie promosse dall’Agenzia di Promozione Culturale di Pescara. della Regione Abruzzo.
Nella nostra Regione c'è un enorme capitale sociale che non è sufficientemente riconosciuto. Visto che i beni comuni vanno gestiti e Stato, Regione e Enti Locali non riescono a programmare congiuntamente interventi utili, è necessario costruire un rapporto di collaborazione con le associazioni di volontariato e le organizzazioni non profit, applicando il principio di sussidiarietà.
I cittadini attivi si prendono cura dei beni comuni (art. 118 cost.): è questo il dettato costituzionale che ci unisce e ci rende consapevoli del ruolo che gruppi, associazioni, formazioni sociali costituite da cittadini con finalità di mutualità e di solidarietà e non di profitto possono e devono assolvere per il benessere di tutti, soprattutto a favore di coloro che sono svantaggiati e in difficoltà di integrazione e di inclusione sociale.
Il principio di sussidiarietà (orizzontale) mira alla cooperazione del cittadino con le istituzioni nel definire gli interventi che possono incidere sulle realtà sociali a lui più vicine; la sua legittimazione risiede nella Costituzione italiana: dopo la riforma del titolo V, è stato previsto anche il dovere da parte delle Amministrazioni pubbliche di favorire tale partecipazione nella consapevolezza delle sue conseguenze positive.
La Costituzione afferma che i poteri pubblici: “favoriscono le autonome iniziative dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di solidarietà” (cit.); i cittadini attivi, non proprietari, ma custodi dei beni comuni, esercitano nei confronti di tali beni un diritto di cura fondato sull'interesse generale. Il principio di sussidiarietà chiama alla responsabilità legata al bene comune.
Attualmente il terzo settore – nonostante i provvedimenti legislativi tuttora in atto - è ancora penalizzato da una forte frammentazione che spesso produce una scarsa coscienza di sé, del proprio ruolo e delle potenzialità che porta con sé; tuttavia, la sua più forte ed estesa relazione con le comunità e con i territori può favorire e potenziare la sua capacità di concorrere a produrre una più forte ed estesa coesione sociale.
Anche con i cambiamenti che stanno intervenendo nelle politiche sociali locali, per effetto della drastica riduzione delle risorse pubbliche destinate a rispondere ai bisogni sociali di persone, famiglie e comunità, sempre più investite dalla vulnerabilità sociale, i soggetti; anche in questo contesto, le organizzazioni non profit devono riflettere e ridefinire il loro ruolo, ricollocandosi all’interno delle comunità e dei territori, certamente per confrontarsi con le istituzioni politiche locali, ma soprattutto per rispondere alle domande sociali, culturali delle persone e delle comunità di cui sono diretta espressione.
Poiché sembra spesso, anche a livello istituzionale, che non ci siano più  luoghi aperti ed accessibili, senza mediazioni partitiche, in cui discutere e capire cosa fare, occorre lavorare sulle forme possibili di collaborazione e di condivisione per partecipare insieme alla costruzione delle risposte sociali. 
Per chi opera nelle organizzazioni di terzo settore è un atto necessario volgere lo sguardo sulle fragilità che oggi spesso, restano invisibili e, invece, andrebbero esplicitate e presidiate.
Facciamo riferimento prima di tutto alle difficoltà che persone sole e famiglie anche giovani incontrano per poter fruire delle opportunità di lavoro e di reddito da un lato, e di accesso ai servizi sociali di base e alle risorse previdenziali spesso insufficienti. Da ciò il grande rilievo che oggi stanno assumendo nodi sociali, come il processo di impoverimento esteso che sta investendo non solo le persone già marginali, ma anche e soprattutto i ceti medi, i gruppi sociali che avevano raggiunto negli anni passati livelli accettabili di autosufficienza.
L’evoluzione in senso multietnico e multiculturale della nostra società nel suo insieme e delle comunità locali in cui siamo tutti coinvolti ci pone di fronte alla necessità di accogliere chi giunge presso di noi; la riduzione drastica della natalità e l’invecchiamento veloce della popolazione ci induce a considerare in  maniera nuova e coinvolgente la diversificazione sociale progressiva che si produce nelle nostre comunità.
Tutto ciò non indebolisce, ma anzi rafforza il nostro sguardo e il nostro impegno nei confronti di tutto ciò che afferma e riproduce nel tempo e nello spazio la nostra identità culturale e sociale. Perciò non solo non viene meno, ma si rafforza e si estende l’impegno di persone, gruppi, associazioni volontarie, imprese sociali, organizzazioni con finalità non profit anche al patrimonio storico, monumentale, linguistico, artistico, simbolico, presente e distribuito nel nostro territorio regionale, pur in presenza di un  intervento pubblico sempre più limitato.
In questo senso i soggetti che operano nelle organizzazioni volontarie e non profit, nella loro indispensabile autonomia, si trovano sempre di più di fronte alla necessità di aprire confronti con le istituzioni che rappresentano i doveri e i diritti di tutti i cittadini.
Se la solidarietà viene scambiata per assistenzialismo, non è solidarietà vera, non è ciò che è evocato nella nostra Costituzione.
L’imprenditorialità sociale è quasi sempre animata e generata dal volontariato, che può gestire servizi di vicinanza e di grande qualità e può essere soggetto di buona occupazione; dunque, costruire anche un welfare utile e capace di fornire nuova occupazione. Il terzo settore deve cominciare ad essere avvertito come comunità di cittadini e non più appendice o parastato, costituendo un apparato sussidiario moderno. Dobbiamo riprendere lo spirito della Costituzione e difenderla. Fare rete vuol dire rinunciare a un po' di se, ma arricchirsi con l'altro.
Attualmente si avverte sempre più di frequente una fragilità diffusa nelle comunità e nei territori, perché ognuno tende a concentrarsi sul proprio “cortile”; siamo ormai sempre più consapevoli che occorre rifuggire dal “fai da te”, creando, invece, vere e proprie “cabine di regia” sul territorio, che in precedenza si pensava che dovessero essere espresse esclusivamente dalle istituzioni del governo locale; oggi, è sempre più esplicita la condizione per cui necessariamente governo locale e terzo settore possono e devono agire insieme
Le reti di associazioni hanno la possibilità di dire molto, agendo diffusamente sul territorio d’Abruzzo: le chances per lo sviluppo locale si giocano più a livello territoriale (dai Comuni e dalle Unioni dei Comuni, alla Regione), che a livello nazionale. Occorre perciò che, a partire dalle comunità e dai territori, si costruiscano e si condividano in maniera trasparente e partecipata obiettivi e prassi di gestione di interventi in campo sociale, culturale, ambientale, produttivo che favoriscano la partecipazione, la condivisione, la comune valutazione dei risultati conseguiti.
Ciò consente il giusto riconoscimento del ruolo, delle competenze, dei diversi attori istituzionali, sociali ed economici; ciò rende possibile prima di tutto la formazione e l’investimento di “capitale sociale” (conoscenze, competenze, tempo, culture del dono e della reciprocità e non del profitto), che si possono combinare con le risorse economiche, finanziarie e tecniche, che possono essere messe dalle imprese, dalle aziende pubbliche e dalle istituzioni del governo locale e regionale.
Bisogna in altri termini recuperare la vocazione delle associazioni e delle organizzazioni di terzo settore, non profit, di esprimere sul territorio leadership di qualità.
Il terzo settore non è qualcosa da sostenere benevolmente; i suoi protagonisti non meritano soltanto l’attenzione da parte dei soggetti e delle istituzioni della politica che concede qualcosa.
Per tutti questi motivi, crediamo che la realtà delle associazioni e delle organizzazioni non profit abbia il compito di cogliere le opportunità, osservare le fragilità e chiedere alla politica un sostegno.
Pertanto si propone:
1) Lo sviluppo di un modello pilota di chiara sussidiarietà territoriale che riconosca stakeholders locali;
2) L’individuazione dei meccanismi diretti a semplificare la burocrazia per le associazioni.
3) l’avvio del processo di attuazione di quanto prevede la legge nazionale di riforma dei soggetti di terzo settore, in fase di approvazione;
4) la promozione del regolamento della gestione dei beni comuni (art. 24 D. L. n. 133/2014 – c.d.  legge Sblocca Italia)
5) la promozione e l’avvio di progetti pilota che, in una ottica di sussidiarietà e di condivisione, rendano possibili interventi innovativi e caratterizzati da livelli elevati di responsabilità sociale in ambiti e settori di particolare importanza, quali:
- la promozione, la valorizzazione, la tutela e la fruizione sociale del patrimonio culturale
- l’avvio di interventi partecipati e condivisi di azioni in campo turistico, a cominciare dai Sistemi Turistici Locali (STL, DMC e PMC), per affermare strategie di intervento idonee a favorire la valorizzazione del territorio, dell’ambiente e delle sue dotazioni produttive, culturali e sociali.
- l’avvio di iniziative volte a intervenire per la valorizzazione dei beni comuni urbani.

Gruppo di lavoro  per la cittadinanza attiva e lo sviluppo dei territori e delle comunità in Abruzzo e aderenti:  Everardo Minardi, Oriano Notarandrea, Piero Rovigatti, Antonio Bini, Danilo Madonna, Visconte Trivellone, Luciano Cupido, Fausto Masciarelli, Silvio Profico, Antonio Di Loreto, ecc.  

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