giovedì 25 settembre 2014

TRIGNO…TERRITORIO DI GIGI MUROLO


Avvia una riflessione su alcuni temi emersi al Prodotto topico. Festival del sapore tipico il Prof. Luigi Murolo, dottore di ricerca. La dotta riflessione viene pubblicata in Ager trinianus – temi per la storia identitaria di un territorio, nei Quaderni di Ad/Ventura, editi dal Liceo Scientifico Mattioli, presso cui Murolo insegna storia. Vi si trovano spunti interessanti e soprattutto inediti Secondo Murolo il bacino del Trigno fu vissuto già nell’universo sannitico con la celeberrima Tavola di Agnone, le aree sacrate di Vastogirardi, Pietrabbondante e Schiavi, con la testa bronzea di San Giovanni Lipioni, con la chiave di Tufillo e nei municipi romani dei tereventini, histoniensi e larinati. Si fa cenno anche ad una possibile archeologia dell’alimentazione, coi ritrovamenti di Monteodorisio lungo il tratturo Lanciano – Cupello. Circa il dialetto -che secondo il Nostro sarebbe alloglosia – si dimostra nei Quaderni che il croato – molisano (Na – Naso) è influenzato da altri idiomi, tanto che il termine con cui si indica uno dei piatti vincitori del Topico, la paparolizzata di Montemitro, è la trasformazione in na-naso di paparule. Cosa simile anche per l’altro piatto topico vincente di Acquaviva Collecroce, i kolacic , da culace, ciambella. Secondo Murolo, l’ibridazione dialettale vale anche per l’altro vincente: le nerdappe di Monteodorisio, ossia nder, dal latino (i)ntra, col valore di oltre…oltre le nappe, mappe, derivazione del latino ecclesiastico: tovagliolo. Dunque: oltre il tovagliolo. Ibridazione dialettale anche per il Prodotto topico di Tufillo: la pizza figlite, participio passato del verbo abruzzese fuglia, ossia tagliato a fette. E la pizza di Tufillo è appunto tagliata a fette. Cosa diversa per il termine cif e ciaf, presentati da Lentella e San Buono, che Murolo fa risalire alla pronunzia milanese ciff e ciaff, ossia camminare nel fango. Menzione muroliana anche per la nota pecora alla Santa Irene di Tavenna, collegata alla tradizione della Mesesca o Misisca, vale a dire carne cattiva di pecora affumicata. Nelle pagine del Quaderno molti i riferimento al tratturo, anzi a cinque tratturi che vengono tutti elencati e sinteticamente esaminati: il Celano – Foggia, l’Ateleta – Biferno, il Centurelle – Montesecco (che attraversa la Coccetta di Lentella), L’aquila – Foggia , cui appartiene il Lanciano Cupello. Circa la presenza dei croati, non appare fuori luogo la rilettura di un ordinanza emessa a Chieti il 22 novembre del 1513, con cui S.M. ordina agli schiavoni di abitare in borghi cinti da mura (terre murate). I croati approdati da noi vengono fatti spostare da località come S. Pietro Linari di Vasto in aree spopolate o abbandonate, per la paura dei furti. Come dire: costoro vanno difesi dai turchi infedeli, ma comunque tenuti a debita distanza dai nativi. In fondo sono stranieri e ieri come oggi tutto il mondo è paese-. Eccezion fatta per i croati ricchi. Infatti se per i poveri vale la ricordata ordinanza, i mercanti o artigiani delle città marittime, come attesta la mostra del liceo scientifico del novembre ’13, curata dallo stesso Murolo dispongono pesino di autorità consolari. La Repubblica di Ragusa, oggi Dubrovnik, aveva istituita la propria sede consolare a Vasto fin dal 14 luglio del 1523. Murolo, infine, si chiede se sia possibile considerare il Trigno non come ostacolo, ma come passaggio di un’area culturalmente omogenea La risposta è sicuramente affermativa e lo dimostrano sia il vissuto delle nostre genti e sia la storia riletta dal Murolo, compreso il precedente dell’ organizzazione del Cantone di Vasto in luogo delle province, istituito nella Repubblica partenopea del 1799). Ma anche il recente successo del Prodotto topico.

Ods

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