Pescara, 11 giugno 2016 – h. 10 - Sala parrocchiale Beato Nunzio, via A. Volta n. 22 - Pescara
Introduzione: dott. Oriano Notarandrea, responsabile Agenzia Promozione Culturale Pescara
Saluti:
- dott. Giancarlo Zappacosta, Direttore Dipartimento Turismo, Cultura e Paesaggio
- dott.ssa Marinella Sclocco, Assessore Politiche Sociali Regione Abruzzo
Illustrazione generale della legge di riforma del terzo settore: on. Edoardo Patriarca – Componente Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati –Presidente del Centro Nazionale del Volontariato
Protagonismo e responsabilità per soggetti e organizzazioni del terzo settore per lo sviluppo delle comunità e del territorio in Abruzzo: il manifesto della cittadinanza attiva e sussidiarietà per la tutela e valorizzazione dei beni comuni
Il manifesto: Prof. Everardo Minardi, ordinario di sociologia generale Università degli Studi di Teramo
Dibattito:
Prof. Everardo Minardi – conclusioni
Si invitano le Associazioni che operano o intendano anche operare per la valorizzazione turistica e/o culturale del territorio a voler intervenire e si comunica che nell’occasione verrà presentato anche il Manifesto prodotto dal gruppo di lavoro sulla cittadinanza attiva.
Protagonismo e responsabilità per soggetti e organizzazioni
del terzo settore per lo sviluppo delle comunità e del territorio: cittadinanza
attiva e sussidiarietà per la tutela
e valorizzazione dei beni comuni
MANIFESTO
PER
IL DIALOGO POLITICO E LO SVILUPPO REGIONALE
Siamo convinti che il mondo delle associazioni
volontarie e le organizzazioni non profit sia una grande risorsa per il
territorio; ma per essere “efficaci” e quindi riconosciuti in pieno per le qualità
che si è in grado di proporre, è ormai indispensabile dichiarare i propri
propositi e avviare un confronto in profondità che renda queste realtà sociali
del tutto trasparenti e capaci di attirare sempre nuove adesioni.
Il Terzo settore è una realtà spesso
non riconosciuta per il suo peso sociale e culturale; invece, è indispensabile
per migliorare la qualità della vita e favorire lo sviluppo locale. In Abruzzo,
in particolare, i campi della cultura e del turismo sono una grande risorsa.
Negli ultimi anni, il dialogo costante
tra ente pubblico e mondo associativo, praticato fino agli anni ’80, è venuto
meno ed è aumentata la discrezionalità d'impiego delle risorse pubbliche per la
cultura e per lo sviluppo locale, con situazioni che talvolta sfociano nell’arbitrio.
Dall'ultima indagine Istat emerge che
il “buon Paese” ha reagito anche di fronte alla crisi economica nazionale; ciò
vuol dire che c'è un mondo poco raccontato e ascoltato dalla politica, che però
conta 5 milioni di cittadini volontari, e che è capace di guardare in faccia i
problemi e di affrontarli in modo concreto e spesso innovativo.
Il convegno organizzato a Pescara
(febbraio 2016): “Sharing Abruzzo:
appunti e proposte per la sussidiarietà territoriale. Per una nuova gestione
del patrimonio culturale e rilancio del turismo in Abruzzo” ha dimostrato
la vitalità del settore, evidenziando la partecipazione di diverse realtà
associative abruzzesi, alcune
delle quali hanno partecipato a riunioni preparatorie promosse dall’Agenzia di
Promozione Culturale di Pescara. della Regione Abruzzo.
Nella nostra Regione c'è un enorme capitale sociale che non è
sufficientemente riconosciuto. Visto che i
beni comuni vanno gestiti e Stato, Regione e Enti Locali non riescono a
programmare congiuntamente interventi utili, è necessario costruire un rapporto
di collaborazione con le associazioni di volontariato e le organizzazioni non
profit, applicando il principio di sussidiarietà.
I
cittadini attivi si prendono cura dei beni comuni (art. 118 cost.): è questo il dettato costituzionale
che ci unisce e ci rende consapevoli del ruolo che gruppi, associazioni,
formazioni sociali costituite da cittadini con finalità di mutualità e di
solidarietà e non di profitto possono e devono assolvere per il benessere di
tutti, soprattutto a favore di coloro che sono svantaggiati e in difficoltà di
integrazione e di inclusione sociale.
Il principio di sussidiarietà
(orizzontale) mira alla cooperazione del cittadino con le istituzioni nel
definire gli interventi che possono incidere sulle realtà sociali a lui più
vicine; la sua legittimazione risiede nella Costituzione italiana: dopo la
riforma del titolo V, è stato previsto anche il dovere da parte delle
Amministrazioni pubbliche di favorire tale partecipazione nella consapevolezza
delle sue conseguenze positive.
La Costituzione afferma che i poteri
pubblici: “favoriscono le autonome
iniziative dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività
di interesse generale, sulla base del principio di solidarietà” (cit.); i
cittadini attivi, non proprietari, ma custodi
dei beni comuni, esercitano nei confronti di tali beni un diritto di cura
fondato sull'interesse generale. Il principio di sussidiarietà chiama alla
responsabilità legata al bene comune.
Attualmente il terzo settore –
nonostante i provvedimenti legislativi tuttora in atto - è ancora penalizzato
da una forte frammentazione che spesso produce una scarsa coscienza di sé, del
proprio ruolo e delle potenzialità che porta con sé; tuttavia, la sua più forte
ed estesa relazione con le comunità e con i territori può favorire e potenziare
la sua capacità di concorrere a produrre una più forte ed estesa coesione sociale.
Anche con i cambiamenti che stanno
intervenendo nelle politiche sociali locali, per effetto della drastica
riduzione delle risorse pubbliche destinate a rispondere ai bisogni sociali di
persone, famiglie e comunità, sempre più investite dalla vulnerabilità sociale,
i soggetti; anche in questo contesto, le organizzazioni non profit devono
riflettere e ridefinire il loro ruolo, ricollocandosi all’interno delle
comunità e dei territori, certamente per confrontarsi con le istituzioni
politiche locali, ma soprattutto per rispondere alle domande sociali, culturali
delle persone e delle comunità di cui sono diretta espressione.
Poiché sembra spesso, anche a livello
istituzionale, che non ci siano più
luoghi aperti ed accessibili, senza mediazioni partitiche, in cui
discutere e capire cosa fare, occorre lavorare sulle forme possibili di
collaborazione e di condivisione per partecipare insieme alla costruzione delle
risposte sociali.
Per chi opera nelle organizzazioni di
terzo settore è un atto necessario volgere lo sguardo sulle fragilità che oggi
spesso, restano invisibili e, invece, andrebbero esplicitate e presidiate.
Facciamo riferimento prima di tutto
alle difficoltà che persone sole e famiglie anche giovani incontrano per poter
fruire delle opportunità di lavoro e di reddito da un lato, e di accesso ai
servizi sociali di base e alle risorse previdenziali spesso insufficienti. Da
ciò il grande rilievo che oggi stanno assumendo nodi sociali, come il processo
di impoverimento esteso che sta investendo non solo le persone già marginali,
ma anche e soprattutto i ceti medi, i gruppi sociali che avevano raggiunto
negli anni passati livelli accettabili di autosufficienza.
L’evoluzione in senso multietnico e
multiculturale della nostra società nel suo insieme e delle comunità locali in
cui siamo tutti coinvolti ci pone di fronte alla necessità di accogliere chi
giunge presso di noi; la
riduzione drastica della natalità e l’invecchiamento veloce della popolazione
ci induce a considerare in maniera nuova
e coinvolgente la diversificazione sociale progressiva che si produce nelle
nostre comunità.
Tutto ciò non indebolisce, ma anzi
rafforza il nostro sguardo e il nostro impegno nei confronti di tutto ciò che
afferma e riproduce nel tempo e nello spazio la nostra identità culturale e
sociale. Perciò non solo non viene meno, ma si rafforza e si estende l’impegno
di persone, gruppi, associazioni volontarie, imprese sociali, organizzazioni
con finalità non profit anche al patrimonio storico, monumentale, linguistico,
artistico, simbolico, presente e distribuito nel nostro territorio regionale, pur in presenza di un intervento pubblico sempre più limitato.
In questo senso i soggetti che operano
nelle organizzazioni volontarie e non profit, nella loro indispensabile autonomia,
si trovano sempre di più di fronte alla necessità di aprire confronti con le
istituzioni che rappresentano i doveri e i diritti di tutti i cittadini.
Se la solidarietà viene scambiata per
assistenzialismo, non è solidarietà vera, non è ciò che è evocato nella nostra
Costituzione.
L’imprenditorialità sociale è quasi
sempre animata e generata dal volontariato, che può gestire servizi di
vicinanza e di grande qualità e può essere soggetto di buona occupazione;
dunque, costruire anche un welfare
utile e capace di fornire nuova occupazione. Il terzo settore deve cominciare
ad essere avvertito come comunità di cittadini e non più appendice o parastato,
costituendo un apparato sussidiario moderno. Dobbiamo riprendere lo spirito
della Costituzione e difenderla. Fare rete vuol dire rinunciare a un po' di se,
ma arricchirsi con l'altro.
Attualmente si avverte sempre più di
frequente una fragilità diffusa nelle comunità e nei territori, perché ognuno
tende a concentrarsi sul proprio “cortile”; siamo ormai sempre più consapevoli
che occorre rifuggire dal “fai da te”, creando, invece, vere e proprie “cabine
di regia” sul territorio, che in precedenza si pensava che dovessero essere
espresse esclusivamente dalle istituzioni del governo locale; oggi, è sempre
più esplicita la condizione per cui necessariamente governo locale e terzo
settore possono e devono agire insieme.
Le reti di associazioni hanno la
possibilità di dire molto, agendo diffusamente sul territorio d’Abruzzo: le chances per lo sviluppo locale si
giocano più a livello territoriale (dai Comuni e dalle Unioni dei Comuni, alla
Regione), che a livello nazionale. Occorre perciò che, a partire dalle comunità
e dai territori, si costruiscano e si condividano in maniera trasparente e
partecipata obiettivi e prassi di gestione di interventi in campo sociale,
culturale, ambientale, produttivo che favoriscano la partecipazione, la
condivisione, la comune valutazione dei risultati conseguiti.
Ciò consente il giusto riconoscimento
del ruolo, delle competenze, dei diversi attori istituzionali, sociali ed
economici; ciò rende possibile prima di tutto la formazione e l’investimento di
“capitale sociale” (conoscenze, competenze, tempo, culture del dono e della
reciprocità e non del profitto), che si possono combinare con le risorse economiche,
finanziarie e tecniche, che possono essere messe dalle imprese, dalle aziende
pubbliche e dalle istituzioni del governo locale e regionale.
Bisogna in altri termini recuperare la
vocazione delle associazioni e delle organizzazioni di terzo settore, non
profit, di esprimere sul territorio leadership
di qualità.
Il terzo settore non è qualcosa da
sostenere benevolmente; i suoi protagonisti non meritano soltanto l’attenzione
da parte dei soggetti e delle istituzioni della politica che concede qualcosa.
Per tutti questi motivi, crediamo che
la realtà delle associazioni e delle organizzazioni non profit abbia il compito
di cogliere le opportunità, osservare le fragilità e chiedere alla politica un
sostegno.
Pertanto si propone:
1) Lo sviluppo di un modello pilota di
chiara sussidiarietà territoriale che riconosca stakeholders locali;
2) L’individuazione dei meccanismi
diretti a semplificare la burocrazia per le associazioni.
3) l’avvio del processo di attuazione di
quanto prevede la legge nazionale di
riforma dei soggetti di terzo settore, in fase di approvazione;
4) la promozione del regolamento della
gestione dei beni comuni (art.
24 D. L. n. 133/2014 – c.d. legge Sblocca Italia)
5) la promozione e l’avvio di progetti pilota
che, in una ottica di sussidiarietà e di condivisione, rendano possibili
interventi innovativi e caratterizzati da livelli elevati di responsabilità
sociale in ambiti e settori di particolare importanza, quali:
-
la promozione, la valorizzazione, la tutela e la fruizione sociale del
patrimonio culturale
-
l’avvio di interventi partecipati e condivisi di azioni in campo turistico, a
cominciare dai Sistemi Turistici Locali (STL, DMC e PMC), per affermare
strategie di intervento idonee a favorire la valorizzazione del territorio,
dell’ambiente e delle sue dotazioni produttive, culturali e sociali.
- l’avvio di iniziative volte a intervenire per la
valorizzazione dei beni comuni urbani.
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